domenica 18 maggio 2008

TINTO D'ARTISTA


COMUNICATO STAMPA
L'Associazione culturale CadeArt invita all’esposizione d'arte contemporanea “Tinto d’Artista”, che inaugurerà sabato 24 maggio alle 21.00 presso la storica enoteca Ca' de' Vén con sede nel quattrocentesco Palazzo Rasponi in via Corrado Ricci a Ravenna, a cura di Ilaria Siboni, con testi di Corrado Cati. L'esposizione, con ingresso gratuito, rimarrà visibile fino a domenica 6 luglio 2008 negli orari di apertura del locale, lunedì chiuso.
Gli artisti in esposizione: Mattia Battistini, Francesco Brunelli, Riccardo Bottazzi, Simone Gardini, Roberto Pagnani, Francesco Petrosillo.
“TINTO D’ARTISTA”
La sede di Ca’ de’ Vén nello storico palazzo nel centro di Ravenna torna ad essere sede di un progetto del gruppo di CadeArt, in questo caso gli artisti hanno realizzato lavori che daranno l’immagine a sei diversi vini delle rispettive case vinicole, che coinvolte, hanno accolto con piacere l’idea di partecipare al progetto: Campo del Sole a Bertinoro di Gabriele Isoldi, Poderi Morini a Faenza di Alessandro Morini, Trerè a Faenza di Morena Trerè, Tre Monti a Imola di Vittorio, David e Sergio Navacchia, Tenuta Pandolfa a Fiumana di Predappio della Sig.ra Paola Piscopo gestita dal Sig. Fabio Petrini.
Ogni artista quindi si è avvicinato a questo progetto con le proprie esperienze e particolarità, così vedremo il gatto-cavaliere che beve una buona bottiglia di vino durante la sua cavalcata, pastelli ad olio graffiati su carta di Mattia Battistini, lo sbuffante toro multicolore in terre, cere e acrilici su carta di Francesco Petrosillo, la stilizzazione di un acino e foglia di vite realizzato in colatura di smalto su tela cartonata nella raffinata tecnica informale di Roberto Pagnani, la personale rilettura del nostro territorio realizzata con tecnica a rilievo su tela di Riccardo Bottazzi, i poetici acrilici e matite su carta di Simone Gardini, gli originali collage con le inaspettate influenze pop di Francesco Brunelli.
Il gruppo di CadeArt quindi prosegue con entusiasmo l’idea di inserire l’arte nel quotidiano di tutti continuando le sue collaborazioni con i più svariati ambienti di lavoro e piacere, in questo caso la collaborazione con le case vinicole selezionate e soprattutto con Ca’ de’ Vén luogo di riferimento per la città e non solo, l’affascinante sede del palazzo, denominato Domus Magna, dopo i lunghi restauri, riapre e diventa ancora spazio dove vivere e condividere arte.
L’esposizione, con il patrocinio del Comune e della Provincia di Ravenna, prosegue la serie di mostre itineranti “I Lunari dell’Arte”.
TESTO CRITICO DI CORRADO CATI
La collettiva presentata qui oggi tra le storiche mura ristrutturate della Ca’ de’ Vén di Ravenna, ingloba, già di per sé, un concetto appartenente a quel movimento artistico tra i più significativi degli anni ‘60 che va sotto il nome di Pop Art.
Detto ciò, è bene precisare che non si vuole qui accomunare sotto il termine Pop il lavoro personale svolto degl’artisti di CadeArt i quali, (ad eccezione di Brunelli che mai ha fatto mistero dell’attrazione pura, stilistica e iconografica, nutrita nei confronti della Pop Art) ognuno con tecniche e stili differenti ed originali, elaborano in questa sede una stessa idea, distanziandosi, chi più chi meno, dal termine Pop vero e proprio.
Allo stesso modo, non dobbiamo nemmeno pensare che gli stessi utilizzino, come fonte d’ispirazione al servizio di questa mostra, oggetti e icone tipici della pop art di Warhol e soci come bottiglie, lattine o visi incorniciati da schermi televisivi prodotti dalla società di massa, che tanto influenzarono l’arte pop italiana di Schifano, Rotella, Adami, Pascali ecc…..
Piuttosto, ciò che si vuole qui evidenziare è l’uso che, a mostra terminata, verrà fatto di sei delle diciotto opere (una a testa) esposte dagli artisti di CadeArt, ovvero ognuna di loro, con un proprio linguaggio - che non attinge per forza dalla società consumistica – sarà al servizio di un prodotto di consumo quale la bottiglia di vino e verrà riprodotta in serie per esaudire questa necessità collettiva del gusto. Tale progetto, dunque, sfociando in un’ operazione tipicamente pop come quella di replicare l’immagine per un certo numero di bottiglie, ricalcando la tecnica a stampa serigrafica, riunisce qui – anche se con le dovute cautele – tutti e sei gli artisti sotto un unico comune denominatore pop.
I rilievi su tela di Riccardo Bottazzi realizzati con la stessa tecnica mista dei suoi precedenti dipinti metafisici, attraverso una ricerca astratta non estranea sia a quella di Mondrian che a quella di Malevic, arrivano qui ad esprimere una visione del territorio in cui, come dice l’artista stesso, “la linea si pone nervo scoperto della materia”, mentre i toni di colore prevalenti quali arancio (crostacei) e azzurro (mare), sono capaci, se vogliamo, di evocare suggestioni appartenenti a chi scruta l’orizzonte salato del mare in una calda giornata estiva; sempre che “si desideri sorseggiare un buon vino bianco col pesce in un locale in riva al mare…….”
Roberto Pagnani, invece, da sempre legato alle esperienze artistiche informali, rimane qui fedele all’aspetto figurativo dell’immagine intervenendo con la tecnica tipica dell’Espressionismo Astratto americano, ovvero il dripping (in questo caso sgocciolamento di smalto su tela cartonata) su foglie, su rami di vite e su acini d’uva resi riconoscibili da un’esecuzione grafica stilizzata, ben calibrata e per nulla casuale.
Francesco Brunelli, che come accennato in precedenza è solito a mostrare le proprie influenze Pop nella realizzazione dei suoi assemblaggi, ci conferma anche in questo caso tale inclinazione realizzando un’immagine più volte replicata (anche se per ognuna cambiano i colori), resa fredda e distaccata, ma al contempo reale ed esatta (quasi surreale) grazie alla tecnica del collage; si inserisce, così, ancora una volta, in quel filo conduttore presente nell’Arte Contemporanea che, partendo da Picasso attraversa il Dadaismo di Schwitters e la Pop Art di Rauschenberg, approdando oggi negli Happenings e nelle Performances.
Simone Gardini, solito a muoversi entro i territori dell’incompiuto e a rendere la precarietà dell’essere umano attraverso la fragilità grafica dei suoi lavori su carta, rinuncia qui a definire lo spazio attraverso un segno–scrittura ben organizzatato (che tanto lo imparenta con le esperienze segniche di Accardi, Perilli, Twombly e Novelli) e realizza con acrilici e matite un proprio luogo intimo e ideale, dove la collina immersa nei colori del vino fa da cornice alle quattro mura sullo sfondo, abitate, con ogni probabilità, da Dioniso stesso.
Mattia Battistini, abituato a concretizzare, sia su tela che su carta, una forte componente onirica dettata dall’inconscio e sfociante in un atmosfera fiabesca, da sogno (Chagall), ribadisce qui il suo interesse sia per il soggetto animale, sia per quel linguaggio intriso di arabeschi sinuosi e motivi ornamentali già presenti a Parigi ad inizio ‘900.
Ciò che però caratterizza ancora una volta l’artista, è la predilezione per forme snelle, descrittive, avvulse da una certa plasticità, in un contesto distinto da una fisicità materia predominante.
Francesco Petrosillo adotta forme monumentali, volumetriche, quasi un tutt’uno con lo sfondo. Da qualsiasi punto vengano osservati, resta nello spettatore la sensazione di ritrovarsi davanti ad un qualcosa in cui tutte le parti concorrono all’equilibrio e all’armonia, sia dal punto di vista cromatico che da quello strutturale. Vediamo, infatti, che all’interno di ambienti multicolori, i soggetti, anch’essi colorati, si inseriscono perfettamente dando vita a “surreali combinazioni cromatiche” vive e cangianti - forse ricordo di viaggi mediterranei - che, convivendo le une con le altre senza mai stridere, senza mai infastidire l’occhio, pongono l’accento su una dimensione fantastica ed irreale. La stessa ricerca calibrata – utilizzata nell’attenzione per il colore - la ritroviamo anche nel modo di rappresentare le figure: queste, per merito di un linearismo grafico ben definito che circonda i volumi, si stagliano ponderatamente sullo sfondo piatto in modo netto e compiuto, mentre il movimento e la dinamicità, sempre presenti nelle opere di Petrosillo, concordano con la frenesia circostante ed affondano le loro radici nella nostra prima avanguardia storica.

CAMPO DEL SOLE
Sessantacinque ettari di vigneti sui colli di Bertinoro. La nobile esperienza enologica di un territorio generoso e ospitale. CAMPODELSOLE porta già nel nome la propria essenza, la concretezza del fertile terreno romagnolo e il vigore del suo sole, la generosità del suo terreno e l’azzurro del cielo. Da questo felice connubio nasce il punto d’incontro fra materia e mistero delle cose: il vino.
TENUTA PANDOLFA
Costruita nel settecento per volere del Marchese Andrea Albicini, restò, fino a poco primadella seconda guerra mondiale, luogo prediletto di villeggiatura del nobile casato. La villa, originariamente immersa in un vasto parco, è oggi circondata dal più grande vigneto della valle del Rabbi. Novanta ettari di vigneti per la produzione di cinquemila quintali di uve pregiate.
TRERÉ
L’Azienda agricola Trerè è fondata nei primi anni '60 da Valeriano Trerè , si trova nella generosa terra di Romagna, sulle dolci colline che degradano verso la città di Faenza, ricca di nobili tradizioni e di tesori di arte ceramica unici al mondo. Oggi è anche agriturismo ed è condotta da Morena Trerè e dal figlio Massimiliano Fabbri, si estende su di una superficie di 35 ettari coltivati a vigneto per una produzione di circa 200.000 bottiglie annue.
TRE MONTI
L’azienda agricola Tre Monti nasce nei primi anni sessanta da un’idea di Sergio Navacchia e di sua moglie Thea, per anni vero motore propulsore dell’azienda e scomparsa nel 1989. David e Vittorio Navacchia conducono l'azienda con la supervisione di babbo Sergio. Li unisce l'impegno a proiettare la qualità e l'immagine della selezionata produzione verso nuovi sbocchi: creando nuovi prodotti, ricercando nuove varietà di vitigni e riutilizzando antichi cloni spesso abbandonati perché poco produttivi. L'Azienda è costituita da due tenute - entrambe nel cuore di zone ad alta vocazione viticola - uno sulle colline di Imola (Bologna), l'altro su quelle di Forlì-Predappio. La superficie agricola complessiva si estende su circa cinquanta ettari, tutti coltivati a vigneto.
AZ:AGR. ALESSANDRO MORINI “PODERI MORINI “
Quaranta ettari di vigneti, che affondano le loro radici nei dolci pendii faentini intorno alla Torre di Oriolo, rappresentano il cuore dei Poderi Morini, il cuore della Romagna del vino. Un’azienda giovane, appassionata della propria terra che ha scelto di fare il vino per celebrarne al meglio il valore, la tradizione e la cultura: “diamo valore alla Romagna che amiamo” queste sono infatti le parole con cui descriviamo la motivazione del nostro progetto dal sapore imprenditoriale ma anche intensamente personale.
Per altre informazioni:
Ilaria Siboni cell. 338 1584910
www.cadeart.blogspot.com
ilariasx@hotmail.com

VIGNA di VALERIO FABBRI

VIGNA

Vigorosa di grasse foglie spesse
rugose di verde che si confonde affilata sul bordo della terra con malinconia guarda il solela vigna precisa, ostinatamente.Mantiene il giuramento austero fatto col pianeta e le altre stelle,se fedeli sono il gelo e il tepore: ricerca di perfezione che liquefatta inizia, entra.

Valerio Fabbri

FRANCESCO BRUNELLI


ROBERTO PAGNANI


FRANCESCO PETROSILLO


SIMONE GARDINI


giovedì 1 maggio 2008

RAVENNA RAVENNA.... STAZIONE DI RAVENNA



L'associazione culturale CadeArt presenta la nuova esposizione d'arte della serie ”I Lunari dell’Arte” che si svolge presso la sede Palazzo Galletti Abbiosi, il vernissage si terrà venerdì 2 maggio alle 18,00 all'interno dell’Ostello Galletti Abbiosi in via di Roma n.140 a Ravenna. In esposizione le opere del gruppo ART OR NOT composto da Rudolf Calonder, Katia Kalniete, Gilbert Peyre, Angela Weyersberg dal titolo “RAVENNA RAVENNA…STAZIONE DI RAVENNA” a cura di Ilaria Siboni, ingresso gratuito, la mostra è visitabile tutti i giorni dalle 10,00 alle 19,00 e rimarrà visibile fino a sabato 31 maggio.
I Lunari dell’Arte
CadeArt prosegue il suo percorso di diffusione dell'arte nei luoghi di vita della città, e non solo, che vengono di volta in volta adottati e rinnovati dagli artisti e dal loro lavoro. Dopo esposizioni in spazi come Ca' de' Ven a Ravenna, Torre medievale di Oriolo dei Fichi a Faenza, l'Hotel Villa Santa Maria in Foris a Ravenna e la sede provinciale della CNA di Ravenna, lo studio legale L. Donelli, D. Dal Monte, R. Vecchi sempre a Ravenna. CadeArt porta l'arte in un luogo elegante ed accogliente, Palazzo Galletti Abbiosi, dimora storica nel centro della città, precedentemente orfanotrofio femminile, attualmente ospita l'Ostello Galletti Abbiosi struttura più vicina a quella di una signorile casa-palazzo piuttosto che a quella del solito hotel di lusso. Luogo-albergo pensato come una propaggine della propria idea di casa, qui il gruppo di CadeArt è felice di invadere gli spazi comuni dell’ostello e dare seguito all’idea di essere punto d’incontro e di libero di scambio ospitando “RAVENNA RAVENNA…STAZIONE DI RAVENNA” del gruppo ART OR NOT.

“RAVENNA RAVENNA…STAZIONE DI RAVENNA” di Ilaria Siboni
Gli artisti tutti provenienti da luoghi diversi, Rudolf Calonder (CH), Katia Kalniete (LV), Gilbert Peyre (F), Angela Weyersberg (CH+D), quindi con formazioni estremamente eterogenee si incontrano profondamente nell’idea che riunisce il gruppo, l’attenzione all’ambiente in cui viviamo, alla natura, alla funzione fondamentale che l’arte dovrebbe avere nel nostro quotidiano per ricondurci agli elementi essenziali della vita di tutti. ART OR NOT sceglie, per quanto possibile, di esporre in mostre collettive che, grazie alla coerenza formale raggiunta con la decisione di elaborare incisioni e relative stampe successivamente dipinte a mano, diventano esposizioni personali del gruppo. Gli artisti, tutti residenti all’estero, vengono appositamente a realizzare le loro incisioni a Ravenna, ormai in un connubio che dura da anni, presso la Bottega Maestri in via Baccarini, questo loro legame con la città si palesa nel titolo della mostra ”RAVENNA RAVENNA…STAZIONE DI RAVENNA” sottolineando anche l’attenzione che i componenti di ART OR NOT pongono al nostro quotidiano infatti la voce che, con le sue peculiari cadenze, nelle stazioni di tutta Italia annuncia l’arrivo di un treno nella propria città fa entrare subito il viaggiatore nell’atmosfera del luogo.

ART OR NOT
ART OR NOT è nata nel 2000 con l’intento di dare visibilità alle convinzioni degli artisti associati. Le loro radici e la vita che hanno scelto di vivere conferisce loro un grande feeling reciproco e un profondo legame con le diverse culture europee, che si manifesta poi nelle loro opere. I temi presentati riguardano spesso questioni ambientali o filosofiche che non possono lasciare indifferenti. ART OR NOT è convinta che l’arte contemporanea possa e debba dare un importante contributo al dibattito e alla formazione dell’opinione pubblica. Un atteggiamento che fa decisamente riferimento alla qualità della nostra vita e al rispetto per l’ambiente informa tutta l’attività artistica all’interno del movimento. Gli artisti del gruppo vogliono attivare la coscienza e l’integrità morale nei confronti della natura e del mondo che ci circondano. Nelle loro opere affrontano il tema del rapporto tra passato e presente, con il proposito di preservare e trasmettere ai posteri quelli che loro considerano i veri valori. In questo senso si rimette in discussione la funzione dell’arte e del design che permeano la nostra società destrutturata, nei luoghi e negli edifici pubblici, ma anche nelle nostre case e in tutti gli aspetti della nostra vita.

Per altre informazioni: Ilaria Siboni cell. 338 1584910
www.cadeart.blogspot.com
ilariasx@hotmail.com
www.artornot.com