venerdì 28 novembre 2008

SMAPPE...STELLARI di LEONARDO SANTOLI



Cadeart inaugura la stagione invernale di esposizioni d’arte contemporanea con nuove collaborazioni, venerdì 5 dicembre dalle 18.30 alle 20.30, l’esposizione d'arte “Smappe…stellari” con le opere di Leonardo Santoli presso l’Hotel “Villa Santa Maria in Foris” in via Pasolini n. 61 a Ravenna. L'esposizione a cura di Ilaria Siboni, sarà visitabile tutti i giorni dalle 9.00 alle 20.00 fino a venerdì 16 gennaio 2009, ingresso gratuito.

CadeArt
La serie di esposizioni itineranti “I Lunari dell’Arte”, prosegue il suo percorso di diffusione dell'arte nei luoghi di vita della città, torniamo a “Villa Santa Maria in Foris”, dopo Hall e suite con gli artisti del gruppo di CadeArt nelle camere dell’hotel, Simona Gavioli e Floriana Savarino negli spazi comuni, la mostra personale di Laura Pietropaoli, ora questo luogo più vicino all’idea di grande casa accogliente che di albergo ospita “Smappe…stellari” di Leonardo Santoli.
Gli spazi comuni dell’hotel, quindi liberamente visitabili, saranno invasi da un excursus, che non vuole essere esaustivo, ma dare un punto di vista sull’ampia produzione e il lungo percorso di ricerca dell’artista che vive e lavora a Bologna. In ogni spazio del luogo-albergo pensato come una propaggine della propria idea di casa, appariranno forme, colori che si compongono in mosaici di segni. Nell’accostarsi e sovrapporsi i vari elementi lasciano parte del loro significato originale per diventare, a prima vista, cifra stilistica dell’artista. In ogni nuova creazione si sovrappongono strati di pensiero, finestre di memoria che concorrono a comporre gli originali fondi. Si potranno vedere così arcaiche forme ad olio che si stagliano definite sulla tela in composizioni astratte. In seguito le stesse forme si compongono in mappe cognitive estranee al ruolo di carta geografica, palesano personali visioni di Santoli tramite immagini riconoscibili “le smappe”.
In questo assemblarsi di elementi differenti che si avvicinano senza amalgamarsi completamente troviamo il segno secondo cui orientarsi…la stella polare…a questo punto possiamo osservare il cielo ed entrare nelle galassie multicolori.

Per altre informazioni:
http://www.cadeart.blogspot.com/
ilariasx@hotmail.com
www.myspace.com/gruppocadeart
Ilaria Siboni cell. 338 1584910

martedì 28 ottobre 2008

lunedì 1 settembre 2008

AMMUTINAMENTI - 2008


Ravenna, 6 > 26 settembre 2008
Nel festeggiare i suoi dieci anni, Ammutinamenti propone un calendario che mantiene e persegue quella intima vocazione alla danza urbana e d’autore che finora lo ha caratterizzato come motore propulsivo di nuove esperienze culturali e spettacolari ed elaboratore di nuovi codici e modalità performative.

sabato 6 settembre ore 20.00, Artificerie Almagià - RavennaInaugurazione della mostra Walking degli artisti visivi Roberto Pagnani e Mauro Bendandi, a cura di Ilaria Siboni, in collaborazione con CadeArt. La mostra, attraverso l’accostamento di 15/20 opere, mette a confronto l’iperrealismo delle scarpe e degli oggetti di uso comune di Bendandi, simboli di un viaggio attraverso lo sviluppo dell’uomo, con la leggerezza dell’informale delle figure senza identità di Pagnani.Il programma completo della manifestazione è consultabile sul sito http://ammutinamenti.wordpress.com/

domenica 18 maggio 2008

TINTO D'ARTISTA


COMUNICATO STAMPA
L'Associazione culturale CadeArt invita all’esposizione d'arte contemporanea “Tinto d’Artista”, che inaugurerà sabato 24 maggio alle 21.00 presso la storica enoteca Ca' de' Vén con sede nel quattrocentesco Palazzo Rasponi in via Corrado Ricci a Ravenna, a cura di Ilaria Siboni, con testi di Corrado Cati. L'esposizione, con ingresso gratuito, rimarrà visibile fino a domenica 6 luglio 2008 negli orari di apertura del locale, lunedì chiuso.
Gli artisti in esposizione: Mattia Battistini, Francesco Brunelli, Riccardo Bottazzi, Simone Gardini, Roberto Pagnani, Francesco Petrosillo.
“TINTO D’ARTISTA”
La sede di Ca’ de’ Vén nello storico palazzo nel centro di Ravenna torna ad essere sede di un progetto del gruppo di CadeArt, in questo caso gli artisti hanno realizzato lavori che daranno l’immagine a sei diversi vini delle rispettive case vinicole, che coinvolte, hanno accolto con piacere l’idea di partecipare al progetto: Campo del Sole a Bertinoro di Gabriele Isoldi, Poderi Morini a Faenza di Alessandro Morini, Trerè a Faenza di Morena Trerè, Tre Monti a Imola di Vittorio, David e Sergio Navacchia, Tenuta Pandolfa a Fiumana di Predappio della Sig.ra Paola Piscopo gestita dal Sig. Fabio Petrini.
Ogni artista quindi si è avvicinato a questo progetto con le proprie esperienze e particolarità, così vedremo il gatto-cavaliere che beve una buona bottiglia di vino durante la sua cavalcata, pastelli ad olio graffiati su carta di Mattia Battistini, lo sbuffante toro multicolore in terre, cere e acrilici su carta di Francesco Petrosillo, la stilizzazione di un acino e foglia di vite realizzato in colatura di smalto su tela cartonata nella raffinata tecnica informale di Roberto Pagnani, la personale rilettura del nostro territorio realizzata con tecnica a rilievo su tela di Riccardo Bottazzi, i poetici acrilici e matite su carta di Simone Gardini, gli originali collage con le inaspettate influenze pop di Francesco Brunelli.
Il gruppo di CadeArt quindi prosegue con entusiasmo l’idea di inserire l’arte nel quotidiano di tutti continuando le sue collaborazioni con i più svariati ambienti di lavoro e piacere, in questo caso la collaborazione con le case vinicole selezionate e soprattutto con Ca’ de’ Vén luogo di riferimento per la città e non solo, l’affascinante sede del palazzo, denominato Domus Magna, dopo i lunghi restauri, riapre e diventa ancora spazio dove vivere e condividere arte.
L’esposizione, con il patrocinio del Comune e della Provincia di Ravenna, prosegue la serie di mostre itineranti “I Lunari dell’Arte”.
TESTO CRITICO DI CORRADO CATI
La collettiva presentata qui oggi tra le storiche mura ristrutturate della Ca’ de’ Vén di Ravenna, ingloba, già di per sé, un concetto appartenente a quel movimento artistico tra i più significativi degli anni ‘60 che va sotto il nome di Pop Art.
Detto ciò, è bene precisare che non si vuole qui accomunare sotto il termine Pop il lavoro personale svolto degl’artisti di CadeArt i quali, (ad eccezione di Brunelli che mai ha fatto mistero dell’attrazione pura, stilistica e iconografica, nutrita nei confronti della Pop Art) ognuno con tecniche e stili differenti ed originali, elaborano in questa sede una stessa idea, distanziandosi, chi più chi meno, dal termine Pop vero e proprio.
Allo stesso modo, non dobbiamo nemmeno pensare che gli stessi utilizzino, come fonte d’ispirazione al servizio di questa mostra, oggetti e icone tipici della pop art di Warhol e soci come bottiglie, lattine o visi incorniciati da schermi televisivi prodotti dalla società di massa, che tanto influenzarono l’arte pop italiana di Schifano, Rotella, Adami, Pascali ecc…..
Piuttosto, ciò che si vuole qui evidenziare è l’uso che, a mostra terminata, verrà fatto di sei delle diciotto opere (una a testa) esposte dagli artisti di CadeArt, ovvero ognuna di loro, con un proprio linguaggio - che non attinge per forza dalla società consumistica – sarà al servizio di un prodotto di consumo quale la bottiglia di vino e verrà riprodotta in serie per esaudire questa necessità collettiva del gusto. Tale progetto, dunque, sfociando in un’ operazione tipicamente pop come quella di replicare l’immagine per un certo numero di bottiglie, ricalcando la tecnica a stampa serigrafica, riunisce qui – anche se con le dovute cautele – tutti e sei gli artisti sotto un unico comune denominatore pop.
I rilievi su tela di Riccardo Bottazzi realizzati con la stessa tecnica mista dei suoi precedenti dipinti metafisici, attraverso una ricerca astratta non estranea sia a quella di Mondrian che a quella di Malevic, arrivano qui ad esprimere una visione del territorio in cui, come dice l’artista stesso, “la linea si pone nervo scoperto della materia”, mentre i toni di colore prevalenti quali arancio (crostacei) e azzurro (mare), sono capaci, se vogliamo, di evocare suggestioni appartenenti a chi scruta l’orizzonte salato del mare in una calda giornata estiva; sempre che “si desideri sorseggiare un buon vino bianco col pesce in un locale in riva al mare…….”
Roberto Pagnani, invece, da sempre legato alle esperienze artistiche informali, rimane qui fedele all’aspetto figurativo dell’immagine intervenendo con la tecnica tipica dell’Espressionismo Astratto americano, ovvero il dripping (in questo caso sgocciolamento di smalto su tela cartonata) su foglie, su rami di vite e su acini d’uva resi riconoscibili da un’esecuzione grafica stilizzata, ben calibrata e per nulla casuale.
Francesco Brunelli, che come accennato in precedenza è solito a mostrare le proprie influenze Pop nella realizzazione dei suoi assemblaggi, ci conferma anche in questo caso tale inclinazione realizzando un’immagine più volte replicata (anche se per ognuna cambiano i colori), resa fredda e distaccata, ma al contempo reale ed esatta (quasi surreale) grazie alla tecnica del collage; si inserisce, così, ancora una volta, in quel filo conduttore presente nell’Arte Contemporanea che, partendo da Picasso attraversa il Dadaismo di Schwitters e la Pop Art di Rauschenberg, approdando oggi negli Happenings e nelle Performances.
Simone Gardini, solito a muoversi entro i territori dell’incompiuto e a rendere la precarietà dell’essere umano attraverso la fragilità grafica dei suoi lavori su carta, rinuncia qui a definire lo spazio attraverso un segno–scrittura ben organizzatato (che tanto lo imparenta con le esperienze segniche di Accardi, Perilli, Twombly e Novelli) e realizza con acrilici e matite un proprio luogo intimo e ideale, dove la collina immersa nei colori del vino fa da cornice alle quattro mura sullo sfondo, abitate, con ogni probabilità, da Dioniso stesso.
Mattia Battistini, abituato a concretizzare, sia su tela che su carta, una forte componente onirica dettata dall’inconscio e sfociante in un atmosfera fiabesca, da sogno (Chagall), ribadisce qui il suo interesse sia per il soggetto animale, sia per quel linguaggio intriso di arabeschi sinuosi e motivi ornamentali già presenti a Parigi ad inizio ‘900.
Ciò che però caratterizza ancora una volta l’artista, è la predilezione per forme snelle, descrittive, avvulse da una certa plasticità, in un contesto distinto da una fisicità materia predominante.
Francesco Petrosillo adotta forme monumentali, volumetriche, quasi un tutt’uno con lo sfondo. Da qualsiasi punto vengano osservati, resta nello spettatore la sensazione di ritrovarsi davanti ad un qualcosa in cui tutte le parti concorrono all’equilibrio e all’armonia, sia dal punto di vista cromatico che da quello strutturale. Vediamo, infatti, che all’interno di ambienti multicolori, i soggetti, anch’essi colorati, si inseriscono perfettamente dando vita a “surreali combinazioni cromatiche” vive e cangianti - forse ricordo di viaggi mediterranei - che, convivendo le une con le altre senza mai stridere, senza mai infastidire l’occhio, pongono l’accento su una dimensione fantastica ed irreale. La stessa ricerca calibrata – utilizzata nell’attenzione per il colore - la ritroviamo anche nel modo di rappresentare le figure: queste, per merito di un linearismo grafico ben definito che circonda i volumi, si stagliano ponderatamente sullo sfondo piatto in modo netto e compiuto, mentre il movimento e la dinamicità, sempre presenti nelle opere di Petrosillo, concordano con la frenesia circostante ed affondano le loro radici nella nostra prima avanguardia storica.

CAMPO DEL SOLE
Sessantacinque ettari di vigneti sui colli di Bertinoro. La nobile esperienza enologica di un territorio generoso e ospitale. CAMPODELSOLE porta già nel nome la propria essenza, la concretezza del fertile terreno romagnolo e il vigore del suo sole, la generosità del suo terreno e l’azzurro del cielo. Da questo felice connubio nasce il punto d’incontro fra materia e mistero delle cose: il vino.
TENUTA PANDOLFA
Costruita nel settecento per volere del Marchese Andrea Albicini, restò, fino a poco primadella seconda guerra mondiale, luogo prediletto di villeggiatura del nobile casato. La villa, originariamente immersa in un vasto parco, è oggi circondata dal più grande vigneto della valle del Rabbi. Novanta ettari di vigneti per la produzione di cinquemila quintali di uve pregiate.
TRERÉ
L’Azienda agricola Trerè è fondata nei primi anni '60 da Valeriano Trerè , si trova nella generosa terra di Romagna, sulle dolci colline che degradano verso la città di Faenza, ricca di nobili tradizioni e di tesori di arte ceramica unici al mondo. Oggi è anche agriturismo ed è condotta da Morena Trerè e dal figlio Massimiliano Fabbri, si estende su di una superficie di 35 ettari coltivati a vigneto per una produzione di circa 200.000 bottiglie annue.
TRE MONTI
L’azienda agricola Tre Monti nasce nei primi anni sessanta da un’idea di Sergio Navacchia e di sua moglie Thea, per anni vero motore propulsore dell’azienda e scomparsa nel 1989. David e Vittorio Navacchia conducono l'azienda con la supervisione di babbo Sergio. Li unisce l'impegno a proiettare la qualità e l'immagine della selezionata produzione verso nuovi sbocchi: creando nuovi prodotti, ricercando nuove varietà di vitigni e riutilizzando antichi cloni spesso abbandonati perché poco produttivi. L'Azienda è costituita da due tenute - entrambe nel cuore di zone ad alta vocazione viticola - uno sulle colline di Imola (Bologna), l'altro su quelle di Forlì-Predappio. La superficie agricola complessiva si estende su circa cinquanta ettari, tutti coltivati a vigneto.
AZ:AGR. ALESSANDRO MORINI “PODERI MORINI “
Quaranta ettari di vigneti, che affondano le loro radici nei dolci pendii faentini intorno alla Torre di Oriolo, rappresentano il cuore dei Poderi Morini, il cuore della Romagna del vino. Un’azienda giovane, appassionata della propria terra che ha scelto di fare il vino per celebrarne al meglio il valore, la tradizione e la cultura: “diamo valore alla Romagna che amiamo” queste sono infatti le parole con cui descriviamo la motivazione del nostro progetto dal sapore imprenditoriale ma anche intensamente personale.
Per altre informazioni:
Ilaria Siboni cell. 338 1584910
www.cadeart.blogspot.com
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VIGNA di VALERIO FABBRI

VIGNA

Vigorosa di grasse foglie spesse
rugose di verde che si confonde affilata sul bordo della terra con malinconia guarda il solela vigna precisa, ostinatamente.Mantiene il giuramento austero fatto col pianeta e le altre stelle,se fedeli sono il gelo e il tepore: ricerca di perfezione che liquefatta inizia, entra.

Valerio Fabbri

FRANCESCO BRUNELLI


ROBERTO PAGNANI


FRANCESCO PETROSILLO


SIMONE GARDINI


giovedì 1 maggio 2008

RAVENNA RAVENNA.... STAZIONE DI RAVENNA



L'associazione culturale CadeArt presenta la nuova esposizione d'arte della serie ”I Lunari dell’Arte” che si svolge presso la sede Palazzo Galletti Abbiosi, il vernissage si terrà venerdì 2 maggio alle 18,00 all'interno dell’Ostello Galletti Abbiosi in via di Roma n.140 a Ravenna. In esposizione le opere del gruppo ART OR NOT composto da Rudolf Calonder, Katia Kalniete, Gilbert Peyre, Angela Weyersberg dal titolo “RAVENNA RAVENNA…STAZIONE DI RAVENNA” a cura di Ilaria Siboni, ingresso gratuito, la mostra è visitabile tutti i giorni dalle 10,00 alle 19,00 e rimarrà visibile fino a sabato 31 maggio.
I Lunari dell’Arte
CadeArt prosegue il suo percorso di diffusione dell'arte nei luoghi di vita della città, e non solo, che vengono di volta in volta adottati e rinnovati dagli artisti e dal loro lavoro. Dopo esposizioni in spazi come Ca' de' Ven a Ravenna, Torre medievale di Oriolo dei Fichi a Faenza, l'Hotel Villa Santa Maria in Foris a Ravenna e la sede provinciale della CNA di Ravenna, lo studio legale L. Donelli, D. Dal Monte, R. Vecchi sempre a Ravenna. CadeArt porta l'arte in un luogo elegante ed accogliente, Palazzo Galletti Abbiosi, dimora storica nel centro della città, precedentemente orfanotrofio femminile, attualmente ospita l'Ostello Galletti Abbiosi struttura più vicina a quella di una signorile casa-palazzo piuttosto che a quella del solito hotel di lusso. Luogo-albergo pensato come una propaggine della propria idea di casa, qui il gruppo di CadeArt è felice di invadere gli spazi comuni dell’ostello e dare seguito all’idea di essere punto d’incontro e di libero di scambio ospitando “RAVENNA RAVENNA…STAZIONE DI RAVENNA” del gruppo ART OR NOT.

“RAVENNA RAVENNA…STAZIONE DI RAVENNA” di Ilaria Siboni
Gli artisti tutti provenienti da luoghi diversi, Rudolf Calonder (CH), Katia Kalniete (LV), Gilbert Peyre (F), Angela Weyersberg (CH+D), quindi con formazioni estremamente eterogenee si incontrano profondamente nell’idea che riunisce il gruppo, l’attenzione all’ambiente in cui viviamo, alla natura, alla funzione fondamentale che l’arte dovrebbe avere nel nostro quotidiano per ricondurci agli elementi essenziali della vita di tutti. ART OR NOT sceglie, per quanto possibile, di esporre in mostre collettive che, grazie alla coerenza formale raggiunta con la decisione di elaborare incisioni e relative stampe successivamente dipinte a mano, diventano esposizioni personali del gruppo. Gli artisti, tutti residenti all’estero, vengono appositamente a realizzare le loro incisioni a Ravenna, ormai in un connubio che dura da anni, presso la Bottega Maestri in via Baccarini, questo loro legame con la città si palesa nel titolo della mostra ”RAVENNA RAVENNA…STAZIONE DI RAVENNA” sottolineando anche l’attenzione che i componenti di ART OR NOT pongono al nostro quotidiano infatti la voce che, con le sue peculiari cadenze, nelle stazioni di tutta Italia annuncia l’arrivo di un treno nella propria città fa entrare subito il viaggiatore nell’atmosfera del luogo.

ART OR NOT
ART OR NOT è nata nel 2000 con l’intento di dare visibilità alle convinzioni degli artisti associati. Le loro radici e la vita che hanno scelto di vivere conferisce loro un grande feeling reciproco e un profondo legame con le diverse culture europee, che si manifesta poi nelle loro opere. I temi presentati riguardano spesso questioni ambientali o filosofiche che non possono lasciare indifferenti. ART OR NOT è convinta che l’arte contemporanea possa e debba dare un importante contributo al dibattito e alla formazione dell’opinione pubblica. Un atteggiamento che fa decisamente riferimento alla qualità della nostra vita e al rispetto per l’ambiente informa tutta l’attività artistica all’interno del movimento. Gli artisti del gruppo vogliono attivare la coscienza e l’integrità morale nei confronti della natura e del mondo che ci circondano. Nelle loro opere affrontano il tema del rapporto tra passato e presente, con il proposito di preservare e trasmettere ai posteri quelli che loro considerano i veri valori. In questo senso si rimette in discussione la funzione dell’arte e del design che permeano la nostra società destrutturata, nei luoghi e negli edifici pubblici, ma anche nelle nostre case e in tutti gli aspetti della nostra vita.

Per altre informazioni: Ilaria Siboni cell. 338 1584910
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ilariasx@hotmail.com
www.artornot.com

martedì 8 aprile 2008


lunedì 7 aprile 2008

COLORE


Venerdì 11 Aprile 2008 si inaugura alle ore 18.30 presso lo spazio Vista Arte e Comunicazione, in Via Ostilia 41 (zona Colosseo) a Roma, la mostra Colore, degli artisti MARCO BELLAGAMBA, SERENA BILGIANI, LAURA CANDY, ROBERTO PAGNANI.

mercoledì 19 marzo 2008

CARTA SU CARTA - SIMONE GARDINI


L'associazione culturale CadeArt presenta la quinta esposizione d'arte della serie ”Lex Artis” che si terrà presso lo Studio Legale L. Donelli, D. Dal Monte, R. Vecchi in via C. Ricci n. 29 a Ravenna. “Carta su Carta” di Simone Gardini, a cura di Ilaria Siboni, inaugura venerdì 28 marzo alle 19,30, l'esposizione sarà visitabile tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 15,00 alle 19,00 fino a mercoledì 7 maggio 2008, ingresso gratuito.

L’artista in mostra nella successiva e ultima esposizione: Mattia Battistini.

Lex Artis

CadeArt, dopo esposizioni in spazi come Ca' de' Ven a Ravenna, Torre medievale di Oriolo dei Fichi a Faenza, l'Hotel Villa Santa Maria in Foris a Ravenna e la sede provinciale della CNA di Ravenna, porta l'arte in un nuovo, inconsueto luogo, uno studio legale, difficile connubio, ma trasportati dall'idea della condivisione più totale dell'arte inizia questa serie che porterà in esposizione le personali del gruppo artistico dell'associazione che permette una panoramica più ampia sul loro lavoro. Dunque prosegue l'idea di inserire con armonia e freschezza l'arte nei luoghi di vita che vengono di volta in volta adottati e rinnovati dagli artisti e dal loro lavoro; in questo caso quindi un luogo di lavoro che permette di dare spazio all'arte...

Gli artisti in esposizione

Mattia Battistini, nato a Ravenna. Dal 1992 partecipa a numerose esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero, illustra diverse pubblicazioni, realizza inoltre testi d'artista e alcuni cortometraggi di animazioni. Nel 1993 si trasferisce a Roma dove vive per tre anni, dal 1999 al 2004 si trasferisce a Parigi dove continua a dipingere ed esporre. Attualmente vive e lavora a Ravenna. I suoi soggetti, definiti da un tratto che porta con se i trascorsi di vita e di studio, sono assai differenti tra loro troviamo infatti soldati, cavalieri, gatti, cammelli, navi caratterizzati dalla palpabile matericità degli elementi di recupero assemblati.

Riccardo Bottazzi è nato a Ferrara dove attualmente vive e lavora. Scultore, con una forte predilezione verso la pietra e il marmo, dopo un viaggio nello Sri Lanka (terra ricca di giacimenti minerari) al suo ritorno in Italia si interessa allo studio delle gemme e delle pietre preziose frequentando un corso specifico a Milano. Questa passione si è trasformata nel tempo in una ricerca artistica che si è compiuta nello studio dell’arte della scultura.

www.topoi05.com

Francesco Brunelli è nato a Ravenna. Compie una personale ricerca che lo porta ad utilizzare materiali molto vari. L’artista pone particolare attenzione al passato e alla rielaborazione di materiali di recupero a cui riesce infondere nuova vita nei suoi assemblaggi. Un’ironia disincantata pervasa di riferimenti storico–sociali caratterizza i suoi originali personaggi. Nel 2006 approfondisce la lavorazione di materiali più difficili, quali il ferro, da cui nascono scuri pesci inseriti in insolite “nature morte”. Dal 1998 partecipa a diverse esposizioni personali e collettive.

Simone Gardini è nato a Ravenna. Si diploma all’Istituto d’Arte per il Mosaico di Ravenna e prosegue gli studi all’Accademia di Belle Arti di Ravenna. La sua ricerca artistica è rivolta al segno come mezzo espressivo di un’infanzia ancora presente. È il ricordo, accanto al segno, il filo conduttore delle sue tematiche, un ricordo che pur sfociando spesso nell’ironia non abbandona una visione intimistica. Dal 1999 ad oggi ha collaborato alla realizzazione di opere musive e di scenografie cinematografiche e teatrali. Negli stessi anni ha preso parte a diverse esposizioni d’arte personali e collettive.

Roberto Pagnani è nato a Bologna, ma risiede a Ravenna, città in cui svolge la sua attività di artista (pittura, incisione ed installazioni). È cresciuto in un ambiente familiare dedito al mondo dell’arte da più generazioni e si è formato, nella pittura, a contatto diretto con opere ed artisti tra i più rappresentativi della cultura italiana ed europea come, ad esempio, M. Moreni e G. Mathieu. Ha esposto in numerose città italiane ed estere ricevendo premi e segnalazioni.

www.robertopagnani.org

Francesco Petrosillo nato a Ravenna. Artista con una formazione eterogenea che passa dalla pittura alla scenografia alla ceramica per tornare alla pittura e sempre alla ricerca di un personale modo espressivo si avvicina al mondo della grafica pubblicitaria che per diversi anni diventa la sua principale occupazione. Nel frattempo non abbandona la pittura a cui in seguito riprende a dedicarsi con assiduità. I colori accesi forse ricordo dei lunghi viaggi si accostano e si mischiano in festosi ambienti marini sempre equilibrati, grazie all’occhio preciso del grafico, in un’attenta composizione.

www.express.it/fbd

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Ilaria Siboni cell. 338 1584910


mercoledì 12 marzo 2008

FRANCESCO PETROSILLO





Inaugurazione dell’esposizione di Francesco Petrosillo, a cura di Ilaria Siboni, con testo di Corrado Cati, che si terrà sabato 15 marzo alle 18.30 presso Libreria Galleria La Carmelina in via del Carmelino n. 22 a Ferrara. L'esposizione rimarrà visibile fino a sabato 12 aprile, ingresso gratuito, orari di apertura dal martedì al sabato dalle 16.30 alle 19.30. (www.lacarmelina.com; info@lacarmelina.com)



Profilo


Francesco Petrosillo nato a Ravenna. Artista con una formazione eterogenea che passa dalla pittura alla scenografia alla ceramica per tornare poi alla pittura e sempre alla ricerca di un personale modo espressivo si avvicina al mondo della grafica pubblicitaria che per diversi anni diventa la sua principale occupazione. Nel frattempo non abbandona la pittura a cui in seguito riprende a dedicarsi con assiduità. I colori accesi forse ricordo dei lunghi viaggi si accostano e si mischiano in festosi ambienti marini sempre equilibrati, grazie all’occhio preciso del grafico, in un’attenta composizione. Francesco Petrosillo fa inoltre parte dell’Associazione culturale CaDeArt.


www.express.it/fbd



Testo di Corrado Cati


I lavori esposti da Petrosillo hanno origine dalle illustrazioni su pagina che lui stesso ha realizzato qualche mese fa confrontandosi col testo poetico di Franco Marcoaldi intitolato “Animali in versi”(Einaudi), nell’ambito del concorso “La collana bianca si colora”.


In tale circostanza, l’artista, dando sfogo alla propria fantasia si era prodigato a reinterpretare su carta, in chiave del tutto ironica e personale, quelle poesie relative al testo che più lo avevano colpito.


Allo stesso modo la sua precedente mostra, svoltasi in questo stesso luogo circa un anno fa, poneva l’attenzione su quei “Ciclopescitropicali” che tanto si prestavano a creare quelle “surreali combinazioni cromatiche” capaci di amplificare una certa dimensione fantastica ed irreale.


L’esposizione odierna presso la libreria “La Carmelina” a Ferrara ribadisce, in una sorta di continuità tematica, quanto il soggetto animale sia quello che meglio si adatti ad abitare i luoghi variopinti e fantasiosi raffigurati da Petrosillo.


Nel confrontare le opere attuali con quelle precedenti si nota il permanere di quel senso d’equilibrio cromatico e strutturale, o meglio, quella ricerca calibrata sia nell’attenzione per il colore, sia nella rappresentazione delle figure che distingue di solito il lavoro dell’artista, anche se, osservando a fondo, ci accorgiamo che qualcosa sta mutando. Infatti, anche se permane quel significato espressivo nell'uso del colore grazie al quale Petrosillo riesce ad evocare la magia di un ambiente sognato, qui, il fondo dei dipinti va perdendo sempre più la sua uniformità, viene reso per blocchi, scomposto da un’esecuzione stilistica più estrema, che sembrerebbe non finita. Le spatolate irregolari intaccano l’interno dei soggetti e la compostezza lascia spazio alla dispersione. Nell’insieme l’opera si presenta più tumultuosa, gridata e, mentre le figure acquistano maggior dinamismo caotico tendendo timidamente all’astrazione, l’urgenza espressiva stride con l’equilibrio cromatico.



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mercoledì 5 marzo 2008

LAURA PIETROPAOLI

L'associazione Cadeart inaugura, venerdì 7 marzo dalle 18.30 alle 20.30, l’esposizione d'arte “Neve scivolosa” con le opere di Laura Pietropaoli all’interno dell’Hotel “Villa Santa Maria in Foris” in via Pasolini n.61 a Ravenna. L'esposizione a cura di Ilaria Siboni, con testo di Alessandro Fogli, sarà visibile tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00 fino a domenica 18 maggio, ingresso gratuito.

L’associazione CadeArt

La serie di esposizioni itineranti “I Lunari dell’Arte”, prosegue il suo percorso di diffusione dell'arte nei luoghi di vita della città, che vengono di volta in volta adottati e rinnovati dagli artisti e dal loro lavoro. Dopo esposizioni in spazi come Ca' de' Ven a Ravenna, Torre medievale di Oriolo dei Fichi a Faenza, la sede provinciale della CNA di Ravenna, lo studio legale L. Donelli, D. Dal Monte, R. Vecchi sempre a Ravenna, è di nuovo la volta dell'Hotel Villa Santa Maria in Foris a Ravenna luogo elegante ed accogliente, struttura più vicina a quella di una casa signorile piuttosto che a quella del solito hotel di lusso. Luogo-albergo pensato come una propaggine della propria idea di casa, qui il gruppo di CadeArt è felice di invadere gli spazi comuni dell’hotel e dare seguito all’idea di essere punto d’incontro e di libero di scambio ospitando “Neve scivolosa” di Laura Pietropaoli artista che vive e lavora a Ravenna. Diplomata al Liceo Artistico di Ravenna, dove è stata allieva di maestri quali Umberto Folli, Giulio Ruffini e Francesco Verlicchi, che l’hanno incoraggiata a proseguire nella carriera artistica. Nei primi anni ’70 inizia la sua attività, partecipando a varie collettive, e sempre in quel periodo allestisce alcune esposizioni personali nelle città di Trento e Rovereto, dove esercita la professione di insegnante d’arte. Contestualmente alla ricerca pittorica si cimenta, negli anni ’80, nella realizzazione di bronzi con fusioni “a cera persa”, spinta dalla curiosità e dalla passione verso le più svariate risoluzioni visive e dimensionali, opere esposte in alcune gallerie di Ravenna. Negli ultimi anni ha focalizzato la sua attività sulla ricerca cromatica, sui contrasti, favorendo la tecnica ad olio, inserendo altri materiali, infatti su tela e su cartone applica tessuti, gioielli, oggetti di diverso tipo e valore che completano i ritratti dei personaggi, di fantasia ma anche persone care, che affollano la sua intima ricerca.

Testo di Alessandro Fogli

I Greci credevano agli dèi perché li vedevano. E quando si credette alla vista interiore la si chiamò Fede. Ora però, tra i moderni, i “veggenti” sono soprattutto quelli che vedono l’assenza e il vuoto. E’ qui, verso queste assenze, questi spazi vacui, che le figure di Laura Pietropaoli, emergendo da mondi indefiniti, gettano i loro sguardi indagatori, ficcanti, giudicanti. Nonostante l’astrattismo che ne è alla base, l’arte della Pietropaoli osserva la realtà, una realtà che a volte disturba, e disturba perché – ce ne rendiamo conto poco per volta – non è rappresentata in alcun luogo della tela, ma è quella esterna, in cui ci troviamo noi spettatori. E’ quella, che viene messa a nudo, è l'animo umano, tramite la muta e immobile azione di personaggi ambigui, doppi, a venire posto di fronte a uno specchio nero. L’artista evidenzia i segni interiori lasciati dalla vita, accenna a gioie e sofferenze mai pure, mai complete, stupisce per tragicità e sensualità, mostrando un profondo interesse per l’interiorità dei soggetti trattati, dai quali si fa coinvolgere emotivamente per portarne a galla il rimosso, quello che gli altri non riescono a vedere. Intensi e profondi, i suoi ritratti – soprattutto femminili – sono caratterizzati da spessi contorni, dall’utilizzo reiterato di oggetti reali applicati direttamente sulla tela. La pienezza fauvista dei colori e la varietà materica (olio, naturalmente, ma anche gesso, carta, matite) trasmettono una forte carica di fisicità, ma i volti, percepiti spesso come una maschera, suggeriscono una remota, ineffabile spiritualità. Laura Pietropaoli si serve in gran parte del potere icastico del colore (il rosso in tutte le sue possibili accezioni) per costruire l’immagine e darle forza emotiva, un’attitudine che, unita alla naturale abilità pittorica, la porta a risultati sorprendenti, capaci di far sembrare grandiose opere di piccolo formato, oppure intime opere di grandi dimensioni. Sono visioni di vibrante tensione che fuoriescono dai confini dell’opera in sé per trasferirsi nell’universo metamorfico del simbolico e qui lampeggiare, con la potenza del loro senso, ancora una volta verso la vita.

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martedì 19 febbraio 2008

"PONT AU CHANGE SANS PONT"




L'associazione culturale CadeArt presenta la nuova serie di esposizioni d'arte ”Lex Artis” che si terrà presso lo studio legale L. Donelli, D. Dal Monte, R. Vecchi in via C. Ricci n. 29 a Ravenna. La quarta esposizione della serie, “Pont Au Change Sans Pont” di Riccardo Bottazzi, a cura di Ilaria Siboni, inaugura venerdì 22 febbraio alle 19,30, con testi di Domenico Settevendemie l'esposizione sarà visitabile tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 15,00 alle 19,00, ingresso gratuito.


Gli artisti in mostra nelle successive esposizioni: Simone Gardini, Mattia Battistini.



Lex Artis


CadeArt, dopo esposizioni in spazi come Ca' de' Ven a Ravenna, Torre medievale di Oriolo dei Fichi a Faenza, l'Hotel Villa Santa Maria in Foris a Ravenna e la sede provinciale della CNA di Ravenna, porta l'arte in un nuovo, inconsueto luogo, uno studio legale, difficile connubio, ma trasportati dall'idea della condivisione più totale dell'arte inizia questa serie che porterà in esposizione le personali del gruppo artistico dell'associazione che permette una panoramica più ampia sul loro lavoro. Dunque prosegue l'idea di inserire con armonia e freschezza l'arte nei luoghi di vita che vengono di volta in volta adottati e rinnovati dagli artisti e dal loro lavoro; in questo caso quindi un luogo di lavoro che permette di dare spazio all'arte...

martedì 12 febbraio 2008

FEDERICO ZANZI - "TUMULTI DEL CUORE"


Ho conosciuto Federico Zanzi attraverso le parole del suo amico pittore Roberto Pagnani che me l’ha fatto apprezzare per la sua umanità e talento artistico.

In questo mio breve scritto evito di soffermarmi troppo su descrizioni ed esplicazioni delle sue pitture che, come Zanzi giustamente vuole, si dichiarano da sole, ma preferisco sottolineare la vena poetica che influenza le opere esposte al Palazzo Galletti Abbiosi di Ravenna.

Il titolo della mostra è di per sé evocativo del vissuto interiore di Federico: “TUMULTI DEL CUORE”.

Zanzi ama intensamente e, per questo motivo, la sua sensibilità è continuamente sollecitata dal proprio percepire l’emotività e le situazioni che ci accompagnano nella vita partendo, perciò, dal primo motore che ci appartiene, l’amore appunto.

Ci sono dipinti dove domina il rosso, quasi come la presenza di una “spezia” profumata che gioca con geometria di verdi e i sorrisi dell’oro…

Non dobbiamo dimenticarci che Zanzi ama la letteratura e, oltre che un valido pittore, è anche poeta.

La natura è presente come elemento vitale e “tumultuoso”; l’artista riesce a fondere la capacità di rappresentazione di figurazione aniconica con quella iconica.

Corteccie di alberi, foglie, segmenti, triangoli e rettangoli si librano sulla tela come i profumi, con il vento, nell’aria…

Corrado Cati

lunedì 14 gennaio 2008

CAFFE'! (Con uno scritto di Domenico Settevendemie)


Da che mondo e tempo gli oggetti prestano indiscriminatamente il fianco alla mano dell’uomo. Succede ogni giorno, ad ogni ora della paga giornaliera smazzettata sull’unghia 24 volte, diurna o serale che sia, poco importa. Non paiono opporre alcuna forma di resistenza, di più, la stessa resistenza pare un concetto riducibile a dettaglio insignificante, ad insulsa dabbenaggine frutto di qualche inutile speculazione mentale se riferita agli oggetti. Sono figli dell’invenzione ma non hanno anima né sangue propri, quindi mancano di diritti e ancor prima di relazioni possibili, scaturibili, allora perché mai dovrebbero opporsi all’uomo. D’altra parte avete mai letto del suicidio tentato da uno spremiagrumi per la girandola di avvitamenti cui viene sottoposto? O della consensuale richiesta di divorzio tra un mouse e la tastiera di un computer dopo anni di onorato concubinaggio? No, certamente. E gli avvocati presenti non avranno difficoltà a confermarvelo. Io pure, che sono avvocato di breve corso, non posso far altro che dargli ragione. Discorso chiuso, caso chiuso perché mai aperto, quindi. Gli oggetti restino pure al loro posto, al posto da altri deciso per loro. Ottusi aggeggi, arrendevoli come sempre sono stati ed in balia delle nostre voglie. Non potrebbero fare altrimenti. La stilo di pregio rintanata entro una comoda bocchetta, la penna da pochi centesimi riversa invece sul tavolo priva di protezione, le posate ammonticchiate l’una sopra l’altra perché l’ossigeno ha altri a cui pensare, la caffettiera a troneggiare in mezzo ad un vassoio o lasciata al fondo di un lavabo in attesa della toeletta, e così via. Solo lo scopo ed il fine a presiedere ogni loro movimento, con l’utilità a correre su di un corpo rigorosamente senza fiato e gambe.

Eppure i pittori da sempre si ostinano a volerli ritrarre, questi oggetti, con tale foga ed abnegazione, con tale arrogante cocciutaggine, fino quasi al punto di dolersi ed inveirvi contro per l’incapacità di questi ultimi a restare fermi in posa per tutto il tempo necessario a fissarli sulla tela. Quasi si muovessero per un improvviso crampo ai muscoli dovuto alla lunga imposizione della rigidità, al pari di un modello sfinito. Ma se gli oggetti non hanno sangue, se non hanno il folto acceso della spinta pilifera, se non soffrono la stanchezza, se non combinano cromosomicamente con il sudore, i sorrisi od il pianto dell’uomo, cosa scatena in chi li ritrae tanta devozione e pervicace fratellanza? Il semplice gusto del grottesco, dell’ingenuo divertissement? Puro esercizio di stile, nonsense marcato dal talento? O c’è dell’altro? Che sia quel ritorno alla vita insito nelle cose, in tutte le cose, anche le più inerti, spontaneo ed allo stesso tempo coniugato al paradiso di uno sguardo che in loro si specchia e vi vede attraverso? E’ sorprendente che alcuni uomini abbiano creduto di poter stabilire un rapporto vitale, quasi erotico tra sé e gli oggetti divenuti per tale via consorelle o amanti mai sazie, facendo semplicemente ricorso alla tavolozza dei colori. Altro che nature morte, la natura morta non esiste, parola di Cézanne, è la stessa pittura ad essere natura nella sua più ampia ed omnicomprensiva accezione, fino a superare gli angusti confini cui viene costretta dalla semantica, nulla può e deve escludersi, pena un inganno terribile che si compie a danno dei nostri sensi. Lui non fu certo l’unico a pensarla così, anche se il suo modo di esprimersi, tra una reprimenda vomitata nel privato del suo studio ed una pubblica ingiuria scagliata contro il mondo con la forza di mille giavellottisti, resta ancora oggi per certi aspetti insuperabile. I migliori esempi della figurazione contemporanea sono persino arrivati a dimostrare attraverso le loro opere dell’avvenuto azzeramento di distanze tra quanto è animato e quanto non lo è, nell’atto della sua espressione in arte. Espressione esaudita come un desiderio che si abbevera del proprio succo creativo man mano che la polpa s’ingrassa a spese del talento. Il cannibale che è in noi. Libagioni ricche di sostanza faranno allora aumentare a dismisura la sete dell’artista, boli di cibo scenderanno veloci, giù, fino alle caviglie, per risalire infine ai polpastrelli, dove dipingere si traduce in una tecnica del corpo e della mente insieme.

Ecco il punto. E’ consentito dare degna figurazione degli oggetti a chi non si sia limitato a raffigurarli, avendoli vissuti pienamente. A chi abbia intrecciato con essi una relazione di solida mutualità. La forma avrà allora calore e colore equamente sparsi sulla tela, per mostrare come le cose si fanno cose senza alcun rapporto di subordinazione necessaria nei confronti dell’uomo. A tale sintetico risultato è pervenuto, con un pizzico di sobria follia, Roberto Pagnani, il cui atto creativo e compositivo procede non dalla conoscenza artificiosa delle sue leggi, ma da una complicità illuminata e per nulla scaramantica verso quell’universo di presenze che siede con noi, che con noi quotidianamente mangia la stessa polvere. Attraverso il gesto del pittore, placide caffettiere accomodate su sghembi-lembi di tavolini, si aprono alla confessione più disparata. Come un balsamo contagioso il disegno si fa tramite dei loro ricordi più antichi che le vide ergersi a troni per vecchi re, reclinarsi dolcemente come belle conchiglie pettinate dalla salsedine o dilatarsi in chiglie prosperose. E’ il passato degli oggetti, la possibilità di una propria memoria non ridotta a silenzio né sottomessa. Ma pure il loro futuro. La caffettiera si anima, si sbraccia raccontando la sua storia, cambia di fattezze pur restando sul tavolo, e su di esso germoglia la concezione della linea e dei pieni come attributo positivo e proprietà caratteriale della materia non carnale di cui è fatta una comunissima moka. Il silenzio non è il fatale destino cui gli oggetti devono piegarsi, ma una pausa del respiro tra una frase e l’altra esattamente come lo è per noi. Roberto Pagnani, nei suoi fondali puntualmente color crema introduce il rilievo di una buffa macchinetta capace di tollerare con la stessa naturalezza le conversazioni tra umani seduti attorno a lei, ed il fuoco sopra cui viene fatta portare ad ebollizione. Ma non c’è nulla di visionario in tutto questo, al contrario è presente la tanta concretezza che caratterizza il ciclo di opere qui in esposizione, la concretezza dell’attenzione verso il quotidiano, dell’ascolto che avanza ed indietreggia senza freni come una fisarmonica al culmine della sua passione sonora, del pensiero che non si accontenta di abitare il solo visibile a lui consanguineo. E tutto ciò che dipinge è in risposta a questi stimoli. Il caffè rimane una curiosa bevanda da gustare da soli o in compagnia, la caffettiera quel prezioso alleato che te ne fornisce la possibilità. Nulla cambia quanto alle nostre abitudini. Per tutto il resto, beh, per tutto il resto dipende davvero da noi e dalla nostra voglia di non perderci in una semplice tazzina di caffè ma di trovarvi, magari solo per gioco, un intero mondo dentro tutto da scoprire. Con queste tele Roberto ha intrapreso il suo viaggio. E voi?

domenico settevendemie.